mercoledì 28 marzo 2007

Con i terroristi non si tratta?

Grazie al voto della maggioranza e' stato approvato un emendamento della Lega (opposizione, che ha votato contro) che dice che i terroristi non devono essere presenti al tavolo delle trattative per la pace (in Afganistan).
A parte il fatto che in Afganistan c'e' una guerra che non ha ancora visto atti di terorismo come in Iraq, ma soltanto atti di guerra in cui sono morti, purtroppo molti civili. Ma chi uccide i civili? Entrambe le parti in conflitto, ma una terribile testimonianza sembrerebbe mostrare come; proprio la parte che noi appoggiamo, sia la meno attenta alle vittime innocenti di questa guerra.
Voglio solo fare una breve digressione:
La guerra e' una cosa terribile, che io ripudio dal profondo dell'anima, contraria a qualunque legge e religione, che umilia chi la subisce ma anche chi la fa.
Dal sito http://www.peacereporter.net/ di seguito la testimonianza dei feriti civili, dell'azione alleata contro di loro. Sullo stesso sito potete andarvi a vedere da voi l'articolo sul Rahmatullah Hanefi il collaboratore di Emrgency che ha aiutato la liberazione del giornalista italiano e che oggi e' trattenuto e torturato dai servizi segreti Afgani che noi appoggiamo. Chi e' dunque terrorista?
Scusate la seconda digressione, ma il Papa si preoccupa tanto dei DICO e di quello che succede nel mondo non glie ne frega niente?

SEGUE BRANO TRATTO DA www.peacereporter.net:
Lashkargah, provincia di Helmand. Oggi, dopo i feroci combattimenti dei giorni scorsi, la situazione è tornata calma. Ma qui in città il clima è ancora molto teso. Per le strade, polverose e assolate, il traffico è quasi nullo e si vede pochissima gente a piedi. Abbondano invece i pick-up dell’esercito afgano, carichi di soldati in mimetica con i lanciarazzi in spalla e i kalashnikov spianati. In città le forze militari della Nato non si vedono, ma si sentono, nella forma dell’incessante rumore degli elicotteri da combattimento ‘Apache’ che sorvolano ad alta quota il centro abitato.

Per vedere gli effetti della guerra che in questi giorni ha infuriato nella provincia basta fare un salto all’ospedale di Emergency – dove tutti sono in terribile ansia per la sorte di Rahmatullah Hanefi, il manager della struttura preso una settimana fa dai servizi segreti afgani. Le corsie sono strapiene di feriti: civili vittime dei bombardamenti dell’aviazione e dell’artiglieria della Nato e dei mitra dei soldati afgani. Le testimonianze dei sopravvissuti e dei loro parenti sono infatti concordi: dopo aver messo in fuga i talebani dai villaggi, i soldati del governo Karzai appoggiati dalle forze Isaf hanno fatto il tiro a segno sulla popolazione civile, sparando contro tutti: anziani, donne e bambini. Chiunque si trovasse a tiro.

Zarghona ha 25 anni, ma ne dimostra almeno il doppio. Viene dal piccolo villaggio di Malgir, a nord di Lashkargah. Ha il viso completamente fasciato, la mascella fracassata da una pallottola. La stessa pallottola che, prima di entrare nella sua guancia, è entrata e uscita dalla testa del suo bambino di un anno e mezzo, uccidendolo. Parla con un filo di voce, fissando le lenzuola: “Prima hanno iniziato a sparare, poi sono iniziate a cadere le bombe. Tutte le donne del villaggio, come me, sono uscite di casa, fuggendo con i bambini in braccio. Io correvo tenevo mio figlio stretto a me, poi i soldati afgani ci hanno sparato. La stessa pallottola…”. Il pianto interrompe il bisbiglio della donna, che si copre il volto per non farsi vedere.

Zadran ha 16 anni. Viene dal villaggio di Loi Manda, nei pressi di Grishk. Gli hanno tolto dalla gamba cinque proiettili. “E’ iniziata una sparatoria, poi gli inglesi, dal deserto, hanno iniziato a prendere a cannonate il villaggio. Sono corso fuori di casa, volevo scappare. I soldati afgani mi hanno sparato con i mitra, colpendomi alla gamba. In questo modo sono morte, nel mio villaggio, almeno quattro persone, tra cui due bambini e due uomini: questi due sono stati giustiziati dai militari governativi dopo essere stati arrestati senza alcun motivo. Li conoscevo, non erano talebani. Quelli se ne erano già andati”.

Rokhana, 32 anni, sempre di Loi Manda, conferma il racconto del ragazzino. Anche lei è ferita a una gamba, che nasconde sotto le coperte per pudore. Per lo stesso motivo si copre anche il volto con le lenzuola mente parla. “Fuori di casa la guerra si è scatenata d’improvviso. Mi sono precipitata in cortile per portare dentro i miei figli. Appena ho varcato la soglia mi hanno sparato. Hanno sparato anche a mio figlio Askar, ferendolo a un braccio. Due degli altri bambini con cui stava giocando sono morti. Erano i soldati del governo a sparare contro la gente normale, quando i talebani erano già scappati dal villaggio”.

Mirwais ha 12 anni, viene dal villaggio di Choar Kuza, sempre vicino a Grishk. Giace sdraiato su un fianco, immobile, e resterà così per tutta la vita. La scheggia di un proiettile di mortaio che ha centrato la sua casa gli è entrata nel collo, ledendogli la colonna vertebrale e condannandolo così alla tetraplegia. A parlare è suo padre Zalmay, occhi tristi, pelle scura e rugosa, barba sale e pepe e turbante nero. “Gli inglesi sparavano sul nostro villaggio con i cannoni, da lontano, i soldati afgani sparavano con i fucili, da vicino. Un colpo, forse di mortaio, è caduto fuori dalla nostra casa, uccidendo tutte le nostre bestie e ferendo mio figlio al collo e mia moglie alla gamba. Siamo stati fortunati: un altro colpo è caduto sulla casa dei nostri vicini, radendola al suolo e uccidendo due persone”.

Khan Gul di anni ne ha 13. Viene da Dehe Adam Khan, appena fuori Grishk. Una scheggia di bomba aerea gli ha fracassato la gamba, ma con le stampelle è riuscito a trascinarsi fino alla corsia delle donne, dov’è ricoverata sua madre, Zibagul Jan, di 35 anni, che non parla più. Vuole tenerle compagnia. Nessun familiare è venuto a far loro visita, perché sono tutti morti sotto le macerie della loro casa, bombardata dall’aviazione Nato. “Eravamo in casa, era sera tardi. Fuori sparavano, c’erano i talebani nel nostro villaggio. A un certo punto è scoppiato tutto. Mio papà e i miei due fratelli sono morti. Io, la mamma, le mie sorelle e i nonni siamo rimasti feriti”.

Sarwar ha 30 anni. E’ di Lashkargah e fa il tassista: possiede, anzi possedeva, un pulmino con cui trasportava la gente dal capoluogo a Grishk, ogni giorno, avanti e indietro. “Stavo guidando verso Grishk con quattro passeggeri. Ho incrociato un blindato Isaf, inglese o americano, non so. Ho avuto paura e non mi sono fermato. Ci hanno sparato addosso con i mitragliatori. Io sono stato colpito allo stomaco. Due dei passeggeri, due uomini, sono morti. Il mio pulmino, la mia unica ricchezza, è andato distrutto, ridotto a un colabrodo”.

Sadikha ha 22 anni. Viene dal villaggio di Zumbelay, a est di Grishk. La sua triste storia la conosciamo già: una bomba della Nato ha centrato e distrutto la sua casa. Una scheggia le è entrata in pancia, uccidendo il bambino di cinque mesi di cui era incinta. La incontriamo nel reparto di terapia intensiva, nascosta dietro una tenda. Sta seduta sul bordo del letto, nonostante sia fasciata dalla testa ai piedi. Fissa il vuoto e bisbiglia parole senza senso attraverso la maschera a ossigeno. Forse racconta la storia di questa guerra schifosa.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie per questo spaccato di (non)vita reale...devo ancora riprendermi, e' peggio di quello che immaginavo...
Noi siamo qui a discutere sulla perdita di "prestigio" di questo governo perche' ha voluto a tutti i costi salvare una vita umana...e questo non e' andato giu' a miss America...che di vite umane si sa (anche di quelle di italiani) e' un'esperta. Ma che prestigio ha quella nazione che sta conducendo guerre "sporche" una dietro l'altra? Ma che davvero ancora ci preoccupiamo di perdere prestigio e "affidabilita'" ai suoi occhi? Qualcuno mi sa spiegare perche' siamo cosi servili (vedi anche caso Calipari etc.) e perche' invece non ci attiviamo e ci uniamo per mandare un messaggio forte e chiaro Noi (Italia) questa guerra NON la vogliamo. C'e' qualcuno che ancora ritiene davvero la nostra presenza li' necessaria? Si lo so, gran parte dei rappresentanti del nostro governo purtoppo, ma per cosa? Ancora per portare pace e democrazia o piuttosto per non perderci la spartizione del bottino a massacro finito e non restare quindi fuori della scena mondiale?
Che schifo, siamo tornati ai tempi della corsa alla colonizzazione con stati padroni-(es)portatori di civilta' e democrazia e stati vassalli-semplicemente visti come feudali, semi-barbarici e arretrati, la storia e' davvero ciclica o forse... prima o poi ci succhiera' tutti in un vortice!

Mario Leante ha detto...

E' chiaro che i morti degli altri non valgono quanto i propri, alla faccia del valore della persona umana di cui tanto l'Occidente si vanta. Ma come! Non vi siete accorti che in Afganistan sta nascendo una democrazia? Porteremo la democrazia agli Afgani a costo di sterminarli tutti! Stessa cosa in Iraq.
Poi mi piacerebbe avere qualche dato in più: quanti sono i terroristi? Dove prendono le armi? Qualcuno ha fatto una previsione su come andrà a finire questa storia?
Qualcuno ha cercato di approfodnire quali sono i meccanismi psicologici con cui si può indurre un essere umano a suicidarsi per compiere un attentato? No, quelli sono cattivi e basta! Fine dell'analisi.
Pensate che figura miserevole il presidente degli Stati Uniti sta facendo fare al suo popolo!
Quanto al Papa, per il quale nutro il più profondo rispetto, resta il fatto che anche Sua Santità ha delle opinioni politiche, che, come quelle della maggioranza dei Vescovi, sono attualmente opinioni di destra (esclusi, ben inteso gli estremismi), senza contare il peso lobbistico (culturale e politico) di organizzazioni cattoliche "ben piazzate" anch'esse di destra (costoro vi spiegheranno che la pena di morte non è affatto esclusa o condannata dalla Dottrina; vi faranno mille disquisizioni sulla guerra giusta). Tutto legittimo, ma faccio fatica a comprendere non tanto la posizione morale (che come credente abbraccio in toto), ma la superficialità delle analisi, il settarismo, il legalismo, la mancanza di slancio profetico della Chiesa a partire (sia chiaro) dai cattolici laici. Questa ossessione di riparare i danni del Concilio Vaticano II (come se Giovanni XXIII fosse un pericoloso bolscevico), la cultura del complotto (non ditemi che non è così, parlo anche in riferimento alla mia modestissima esperienza; ma in base a cosa dovrei parlare?). Tutto questo insomma, a mio avviso, ci sta abituando, a dosi omeopatiche (l'espressione è di Benedetto XVI ma "c'azzecca", come direbbe qualche noto politico), alla guerra, alla violenza, all'indifferenza.
(Suggerisco visite guidate in zone di guerra per tutti i cittadini, ché in TV è tutto così caricaturale...)
Fare poi di questi temi oggetto di contenzioso per le poltrone governative è cosa tanto piccola e meschina che non vale veramente la pena di scriverne.
Che Dio aiuti le vittime innocenti; e anche un po' noi e la nostra capacità di discernimento.

ippWeb ha detto...

Grazie per i commenti molto pertinenti, vorrei aggiungere una considerazione:
I talebani (come del resto Saddam) sono stati finanziati dagli americani e dai Pakistani, anzi sono stati creati da loro, durante la guerra tra Afganistan e URSS. Erano gli studenti profughi Afgani in Pakistan. Armati e traformati in guerriglieri, sono stati buttati nella mischia per combattere i russi.
Seconda considerazione,
non confondiamo i talebani con Alqueida, pure finanziata dagli americani e mandata in Afganistan, figlia degli Arabi. I talebani sono dei combattenti, che come tali commettono gravissimi crimini, anche fanatici religiosi ed odiosi per questo, ma per quel che mi risulta non sono terroristi, non si fanno esplodere nei mercati, al massimo si fanno esplodere dove oltre ad un obiettivo militare ci sono anche dei civili (comunque gli attentati suicidi sono molto meno comuni che in Iraq).

Anonimo ha detto...

Certo, uno lo sa che la guerra è brutta, ma quando te ne fanno dei resoconti 'così', diventa impossibile riuscire a sentirla nella sua realtà, perché sarebbe impossibile non venire trascinati in un vortice di disperazione, mi accorgo che faccio fatica, che cerco di farmi entrare, queste notizie, a goccia a goccia, per poter, poi, seguitare a vivere la mia vita quotidiana. questa sembra vigliaccheria, e forse effettivamente lo è, però è pure vero che non ho modo di poter intervenire in maniera determinante.
Comunque, volevo dire una cosa che non riesco a capire: con chi, secondo voi, si dovrebbe trattare quando c'è una guerra? E, se si esclude di voler trattare con il nemico, non sarà che non si vuole che detta guerra finisca?

Aurelio ha detto...

Rabbrividisco di fronte a tanta miseria umana: la mia, che sfrutterò, da italiano, in qualche modo, il vantaggio che il nostro stato è andato a procurarsi con queste guerre. Non mi sono opposto, perché: tanto che potevo fare? Non lo so ma è vero che non sto facendo niente di niente...e intanto queste storie successe a gente di cui non ricordo più i nomi e che domani mi ricorderò solo in parte, sono solo alcuni esempi delle mostruosità che stiamo provocando.